Il Trentino ha dato i natali al marchio Family. Abbiamo quindi una responsabilità in più: dare concretezza alle politiche per le famiglie potenziando i servizi, promuovendo le pari opportunità e mettendo al bando ogni discriminazione. Negli ultimi anni su questi fronti si osserva un pericoloso arretramento.
Cgil Cisl Uil hanno manifestato in occasione dell'inaugurazione del Festival della Famiglia per ribadire che:
il welfare familiare dell’Autonomia va difeso: nell’assegno unico universale statale non devono essere computati i sostegni provinciali, altrimenti a rimetterci sono le famiglie in Trentino e le casse di Piazza Dante
tutte le bambine e i bambini devono essere uguali: è ora di cambiare l’assegno di natalità provinciale che è discriminante per fa differenza tra figli di genitori italiani e figli di genitori stranieri
troppe mamme lasciano il lavoro alla nascita di un figlio: è ora di dedurre i redditi da lavoro femminile a fini Icef così da rendere meno oneroso l’accesso agi strumenti di di conciliazione ed incentivare l’occupazione delle donne
più servizi più figli: la natalità si sostiene ampliando i servizi per le famiglie. Servono più asili nido, calendari più flessibili e per i mesi estivi misure innovative sul piano socio-educativo e accessibili sul piano dei costi grazie all’estensione dei buoni di servizio
aiutiamo davvero chi si prende cura degli anziani: l’assegno di cura non può più essere un trasferimento monetario, ma va trasformato in servizi di cura professionali altrimenti il carico di lavoro si scarica inevitabilmente sulle donne
famiglie Arcobaleno: le misure a sostegno della genitorialità devono riguardare tutti i nuclei familiari perché contano i legami affettivi, non gli orientamenti sessuali
Potrebbero cambiare a breve le regole sull’assegno di invalidità per i lavoratori e le lavoratrici. In una recente nota l’Inps ha chiarito che tutti coloro che percepiscono questo sostegno, ma hanno un lavoro subiranno un taglio di 287 euro. Un’interpretazione opposta a quella usata fino ad oggi.
In ogni caso riteniamo che questa decisione non impatterà sul Trentino visto che le misure di sostegno per gli invalidi sono di competenza provinciale, dunque gestite autonomamente sul nostro territorio. E’ importante però che la Provincia prenda posizione e chiarisca in modo definitivo questa questione.
Nella nota Inps del 14 ottobre l’Istituto specifica che "l'assegno mensile di assistenza […] sarà liquidato, fermi restando tutti i requisiti previsti dalla legge, solo nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario”. In altre parole restano fuori tutti coloro che fanno anche piccoli lavoretti che producono un reddito di 4931 euro lordi l’anno.
Una scelta che la Cgil e Inca stanno contestando a livello nazionale. “Si tratta di una cosa molto grave, poiché vengono colpiti i più fragili, coloro che hanno già pagato duramente le conseguenze dell’emergenza sanitaria. L’assegno di invalidità riguarda le persone più povere con disabilità gravi, quelle che hanno un reddito annuale pari o inferiore a 4.931 euro. Le attività di queste persone con disabilità sono attività terapeutiche o formative e con piccoli compensi, che difficilmente superano il tetto previsto. Togliere l’assegno di invalidità alle famiglie è un atto ingiusto”.
Trento, 25 ottobre 2021
L’assegno unico universale è ormai in dirittura d’arrivo. Oggi il Consiglio dei Ministri approva il decreto attuativo che darà il via alla misura per le famiglie italiane a partire da marzo 2022. Un passo avanti importante per il Paese che rischia, però, di tradursi in un aggravio di costi per le casse provinciali. Ad oggi non è chiaro se nella bozza di decreto che è all'ordine del giorno della riunione del Governo, ci sia traccia di una clausola che renda gli interventi provinciali di Trento e Bolzano integrativi rispetto a quelli statali, permettendo quindi di scomputarli dalle dichiarazioni Isee. Se così fosse sarebbe una beffa di cui pagherebbe il conto la comunità trentina. “Da quasi due anni sollecitiamo l’assessora Segnana ad aprire un confronto con le nostre organizzazioni a livello locale per fare fronte comune a Roma affinché vengano accolte le specificità dell'Autonomia - spiegano i segretari di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi Walter Alotti e il presidente delle Acli trentine Luca Oliver -. Purtroppo questo confronto non c'è mai stato. Confidiamo però che con un ultimo scatto di reni la Giunta riesca, anche grazie alla compagine parlamentare trentina, a salvaguardare a Roma il welfare familiare trentino”.
In buona sostanza se non sarà prevista nel decreto una norma che stabilisce l’integrazione tra i due strumenti le famiglie trentine che oggi hanno l’assegno unico avranno una provvidenza statale più bassa perché il sostegno provinciale inciderà sul reddito ai fini del calcolo Isee. Allo stesso modo la Provincia sborserà più soldi, azzerando il possibile effetto di efficientamento di spesa che sarebbe potuto derivare dalla piena complementarietà con l’assegno universale. “In buona sostanza, senza una norma di salvaguardia, ogni euro che la Provincia investe sulle famiglie si traduce in un risparmio per lo Stato. Così si penalizza il nostro welfare e invece di avere maggiori risorse per ampliare gli strumenti, ne abbiamo meno. Confidiamo davvero che tutto ciò non accada”.
Cgil Cisl Uil Acli sono scettici anche su eventuali correttivi inseriti nella prossima legge finanziaria provinciale. “Eventuali interventi normativi provinciali rischiano di essere inefficaci se non coordinati con le norme nazionali. Per questa ragione continuiamo ad insistere perché si trovi una soluzione politica a Roma”, concludono i tre segretari generali e il presidente della Acli.
18 novembre 2021
Si punti sul lavoro di donne e giovani. Senza stabilità non si fanno figli. E per gli anziani è ora di avviare la riforma Spazio Argento
“Con meno di 4mila nuovi nati l’anno e con una percentuale di anziani in crescita esponenziale il Trentino dovrà gestire a breve termine un’importante sfida demografica, potenziando e innovando le misure di welfare pubblico, anche in chiave inclusiva”. Commentano così i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil l’ultimo rapporto provinciale su famiglia, natalità e demografia dell’Agenzia per la Famiglia. “Ormai quasi un anno fa abbiamo chiesto alla Giunta provinciale di aprire un confronto con tutte le parti sociali per definire e condividere strategie e strumenti per gestire il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione, anche alla luce della revisione dei sostegni statali alle famiglie. Da allora non si è fatto nulla”.
Come evidenzia il Rapporto c’è un nesso tra crisi economica e crisi delle nascite visto che in Trentino le culle si sono progressivamente svuotate dal 2010. E, con la crisi Covid, il fenomeno non potrà che accelerare. Per questa ragione i sindacati chiedono misure che incentivino l’occupazione stabile dei giovani e delle donne. “Nei paesi europei dove si fanno più figli c’è anche una più elevata partecipazione al mercato del lavoro di donne e giovani con opportunità di lavoro più stabili. Servono misure che aumentino i tassi di occupazione femminile, migliorino i processi di inserimento lavorativo dei giovani e garantiscano misure più ampie e flessibili di conciliazione per i genitori. Non è con il solo bonus bebè che si incentivano i giovani a fare figli. Da gennaio ci sarà l’assegno unico universale. E’ una misura nazionale che va nella giusta direzione, ma che deve essere coordinata e resa più efficace grazie agli interventi provinciali che non vanno dismessi”. Su questo fronte per esempio, i sindacati hanno chiesto anche di aumentare la soglia di detrazione del lavoro femminile ai fine del calcolo Icef, per incentivare le donne a lavorare. La partita si gioca anche sul fronte dei redditi: quelli trentini sono più bassi della media del Nordest e dell’Alto Adige e sulla capacità di spesa delle famiglie pesa in modo importante anche la casa. “Eppure il tema dell'edilizia abitativa è totalmente assente dall’agenda della Giunta Fugatti, che si limita a declinarlo solo con misure discriminatorie, senza un vero piano per aumentare l’offerta di alloggi pubblici o a canone moderato”.
Infine il nodo dell’invecchiamento della popolazione che chiama in ballo una revisione dei sistemi di assistenza sociale e socio-sanitaria alle famiglie, ma anche politiche di invecchiamento attivo. “I numeri parlano chiaro, ma l’Esecutivo ancora tentenna sulla riforma del welfare anziani, mentre per la riorganizzazione verso il territorio dei servizi dell’Azienda sanitaria la Giunta stanzia una miseria, solo 400mila euro che non potranno dare alcuna risposta ai crescenti bisogni dei nuclei con familiari non autosufficienti o con patologie croniche, con il rischio che siano di nuovo le famiglie a doversene far carico”.
Trento, 17 settembre 2021